Brano tratto dal romanzo Ventriloquio della crisi in uscita a ottobre 2016
C'era un gran parlare di un transatlantico sballottato dai venti e dalle tempeste. Questo transatlantico navigava in cattive acque e l'altezza delle onde, come montagne russe, la si poteva constatare e apprezzare (a seconda dei punti di vista) nel grafico dell'andamento delle borse, grafico che era sempre in prima pagina quando scendeva ai minimi storici e come prima notizia nei telegiornali di tutta quella burrascosa estate. Con la paura degli uragani o dei fuochi nella stiva, si facevano grandi manovre per mettere al sicuro i tesori che su quel transatlantico da qualche parte dovevano essere stipati e nascosti. Si manovrava molto e si buttavano giù pesi per alleggerire il carico stracarico, mentre non si poneva limite al crescere delle ricchezze stivate, anzi si doveva far loro sempre più posto nella stiva e buttare a mare un sacco di pesi inutili.
C'era un gran parlare di un transatlantico sballottato dai venti e dalle tempeste. Questo transatlantico navigava in cattive acque e l'altezza delle onde, come montagne russe, la si poteva constatare e apprezzare (a seconda dei punti di vista) nel grafico dell'andamento delle borse, grafico che era sempre in prima pagina quando scendeva ai minimi storici e come prima notizia nei telegiornali di tutta quella burrascosa estate. Con la paura degli uragani o dei fuochi nella stiva, si facevano grandi manovre per mettere al sicuro i tesori che su quel transatlantico da qualche parte dovevano essere stipati e nascosti. Si manovrava molto e si buttavano giù pesi per alleggerire il carico stracarico, mentre non si poneva limite al crescere delle ricchezze stivate, anzi si doveva far loro sempre più posto nella stiva e buttare a mare un sacco di pesi inutili.
Dovevamo rimboccarci le maniche e darci un gran
daffare per tenere a galla casinò e piste da ballo, piscine, auto di lusso e
aperitivi di ogni tipo. E, nonostante quel gran lavorare, stavamo ogni giorno col
fiato sospeso per la sorte del transatlantico carico di tesori, di campi da golf
e da tennis, di banche e locali notturni e rulètt russe che facevano girare la
testa… dove ogni tanto qualcuno, per la gran noia di stare in mezzo a troppi
divertimenti, prendeva l'accendino e così, per gioco, dava fuoco ai miliardi:
"Oggi bruciati 200 miliardi sul transatlantico Eurozona," scrivevano
i giornali, oppure "Oggi bruciati 100 miliardi più di ieri"!
Ogni tanto qualcuno scendeva nella stiva a
guardare: ma c'erano ancora le ricchezze?
Oltre che a un grosso animale col naso schiacciato
per essersi buttato a capofitto nel mare, l'Europa somigliava ogni giorno di
più a un luogo pieno di divertimenti paurosi e pazzeschi.